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Cenni storici sulla Valsesia
– 2400 anni di lotta per l’indipendenza –
PREISTORIA.
La Valsesia era un tempo occupata da un vasto ghiacciaio, che una volta ritiratosi diede vita ad un lago chiamato, dalla tavola Teodosiana, Clisio; in seguito la scomparsa del lago, ( che una leggenda locale dice essere nato da un enorme vulcano, ritiratosi nelle viscere per ordine dei lupi etc.. ) la valle divenne abitabile.
Ben poco si sa degli antichi abitatori della Valsesia: solo grazie alla particolare struttura geologica del Monte Fenera l’unica possibilità per la ricostruzione della preistoria della valle dai suoi albori. Le cavità che si aprono nella parete ovest, hanno, infatti, reso moltissimi resti di un’antica fauna e le tracce dell’uomo di Neanderthal e dei gruppi umani che si sono succeduti per millenni.
400 A.C.
Le popolazioni più antiche di origine certe appartennero al ceppo dei liguri, che si fusero con gli “indigeni” della valle, chiamati dai Romani “Sicciani” dal nome che loro ( i Romani ) avevano dato al fiume “siccide”. la verità e che si trattava dei Vertacomori tribù di ceppo celtico appartenente agli “Insubres”. Come tutte le altre genti alpine condussero dapprima vita nomade, alla ricerca di pascoli, dedicandosi alla caccia e alla pastorizia, trovando nella valle le condizioni adatte al loro sviluppo.
La leggenda racconta che i Sicciani, di temperamento forte e coraggioso, grazie anche alla posizione geografica del territorio Valsesiano privo di vie di collegamento, lottarono accanitamente contro ogni violenta invasione delle tribù celto-galliche, che, nonostante le lunghe lotte tentarono invano di usurpare il loro territorio. La verità è che i “Sicciani” come gia prima descritto non erano altro che i Vertacomori, tribù celtica degli Insubres, fondatrici di “Medhelan” (l’attuale Milano) che salendo da Novara portarono così il loro confine su La Sesia (seja = steccato/confine/segno). La Valsesia diviene parte della Nazione Insubre.
223 A.C. I Romani insieme ai loro alleati Cenomani entrarono nel territorio degli Insubri.
221 A.C. eliminato l’esercito dei Gesati, guerrieri Celti sacri famosi perchè combattevano completamente nudi, con il solo torques al collo, i consoli Cneo Cornelio Scipione e Marco Claudio Marcello occuparono Milano e gli Insubri dovettero accettare l’alleanza con Roma.
218- 217 A.C. Gli Insubri si ribellano durante l’invasione di Annibale nel e ancora nel 200 A.C. appoggiando Amilcare.
194 A.C. Gli Insubri stringono definitivamente alleanza con i Romani, conservando l’autonomia della loro capitale Milano.
89 A.C. Con la lex “Pompeia de Transpadanis” gli Insubri ottennero la cittadinanza latina.
49 A.C. Agli Insubri è data la cittadinanza romana insieme a tutta la Gallia Cisalpina.
Da allora la Valsesia seguì le vicende dell’Impero romano. Il periodo romano non ha lasciato in Valsesia tracce archeologiche rilevanti, ma i ritrovamenti lasciano supporre che, nonostante i Romani non avessero che uno scarso interesse economico sul territorio, data l’evidente chiusura della vallata priva di centri di grande importanza, nel periodo imperiale ci fu un notevole miglioramento della rete stradale. La prima via di collegamento con la valle, partendo da Romagnano, seguiva Vintebbio, Naula, Serravalle per raggiungere il ponte sul Rondò. Da qui la via valicava la Sesia e sulla sponda sinistra toccava Montrigone. Si suppone che il tracciato della riva sinistra arrivasse alle falde del Monte Fenera, in una zona fittamente abitata in età preromana, fino ad inserirsi nella conca di Borgosesia.
Con Costantino la vallata entrò a far parte della provincia delle Alpi Cozie e visse, con il famoso editto di Milano (313) la diffusione del cristianesimo. In Valsesia il paganesimo si continua a praticare insieme alla nuova religione, che si diffonde pacificamente in una minoranza grazie alle condizioni tranquille di vita di queste popolazioni, spettatrici lontane e indifferenti delle guerre e delle rivoluzioni che funestarono l’impero Romano fino a determinare la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476).
476 DC Caduto l’impero, la valle attraversò il periodo delle dominazioni dei cosiddetti popoli barbari. Le condizioni della valle furono particolarmente gravose sotto i Longobardi, che nel 569, sottomettendola al governo del Duca di S.Giulio d’Orta, vollero imporre tributi sulla proprietà terriera, successivamente confiscata eliminando ogni diritto. Nel 774 i Longobardi furono definitivamente sconfitti da Carlo Magno a Mortara, e, contestualmente al disfacimento del loro regno, la Valsesia si ritrovò parte del territorio della Marca di Ivrea.
945 DC Re Ugo e Lotario, donano al fedele Riccardo tre mansi in “Valis Sicidae”. E’ la prima volta che si trova nominata la Valsesia come luogo a se stante e non come parte di altri territori. Per quanto si ha ragione di credere che fosse già nota e conosciuta.
999 DC Ottone III, imperatore, conferma a Leone, vescovo di Vercelli, tutte le donazioni fatte da Carlo il Grosso al suo predecessore Lituardo, aggiungendo le terre del ribelle Arduino e dei suoi fidi. Nel diploma compare anche il distretto di Valsesia.
1011 DC Gualberto, prete nella chiesa di S. Giuliano di Gozzano, vende a Giovanni del fu Stefano, di Mesoriano, due parti di un alpe detta “Rotonda”, nella Val Mastallone.
1025 DC Corrado il Salico regala alla chiesa di Novara i beni che i conti Riccardo ed Uberto, seguaci di Arduino, possedevano in Valsesia. Questo documento investe la chiesa vescovile di Novara della giurisdizione sulla Valsesia e, per la prima volta è menzionata l’alta valle: segno che ormai di essa si hanno nozioni geografiche, quindi è presumibile che, accanto alle alpi, sedi di pascolo estivo, vi siano anche insediamenti stabili.
1070 DC I Biandrate ( Valvassori della contea di Vercelli) stanno estendendo la loro signoria su tutta la Valsesia.
1176 DC La Valsesia inizia la lotta per l’indipendenza e l’autonomia ordinandosi in Comunità, aderendo alla Lega Lombarda e partecipando alla battaglia di Legnano contro l’imperatore Barbarossa e di conseguenza i Biandrate che al contrario di Vercelli rimangono legati all’imperatore.
1183 DC Pace di Costanza. la base dell’autonomia dei Comuni dell’area Lombarda e primi scontri tra le genti Valsesiane e i comuni di Novara e Vercelli per costituirsi in Comunità.
1217 DC Per confermare la propria feudale autorità sugli uomini della Valsesia, che cercavano in tutti i modi di ottenere l’indipendenza, i Biandrate promettono di obbligare tutti i capifamiglia a giurare il Cittadinatico Vercellese. Con questi accorgimenti i Biandrate ottengono dal Comune di Vercelli il riconoscimento di tutti i loro diritti sulla Valsesia, anche a danno dei valsesiani stessi, in procinto di diventarne cittadini. Importanti sono gli atti di giuramento sottoscritti in due riprese da 1025 capofamiglia, ( si pensa meno di un sesto delle famiglie residenti ) perché, oltre ai nomi ce ne fornisce la provenienza, consentendoci di stabilire le località allora abitate.
1243 DC 10 luglio 1243, nel tentativo di sedare le sommosse in Valsesia, Vercelli fu la prima città in tutta la penisola ad abolire la servitù della gleba.
1246 DC I Biandrate, tra loro in discordia, si dividono i beni della Valsesia. La separazione porta a nuove contese di cui approfittano i valsesiani. I Vercellesi appoggiano i Biandrate in forza del trattato del 1217 obbligando i loro “concittadini” della Valsesia a chiedere aiuto ai Novaresi, che intervengono in armi.
1247 DC Le rappresentanze dei Comuni valsesiani costituiscono fra loro un’Università o Comunità Generale, sotto la guida di un Podestà, il cui stipendio è prelevato dalle rendite spettanti ai Conti di Biandrate. La federazione è formata da due Corti, la superiore e l’inferiore.
1254 DC Viene conclusa la pace fra Novara e Vercelli. Novara promette di non intromettersi più negli affari di Valsesia.
1260 DC I valsesiani, abbandonati dai loro alleati Novaresi, debbono controvoglia riconoscere un nuovo trattato stipulato sulla loro pelle tra i Biandrate ed il Comune di Vercelli. In forza di esso i Biandrate perdono ogni residua sovranità e sono declassati al ruolo di semplici proprietari terrieri. Il Comune di Vercelli si sostituisce a loro nella giurisdizione, pur riconoscendo ai Valsesiani il diritto ad autoamministrarsi con il nuovo sistema rappresentativo. Ma l’accordo non dura a lungo per l’insofferenza dei Valsesiani a riconoscere i residui diritti di proprietà dei Conti di Biandrate.
1264 DC I Biandrate sono cacciati via a forza dal Podestà di Novara, sotto la cui protezione si erano di nuovo posti i Valsesiani.
1270 DC Primo atto ufficiale dell’Università di Valsesia stipulato a mezzo di ambasciatori ” Communis et Hominum Curiae inferioris et superioris Vallis Sicidae” con il conte Ibleto, il quale coglie l’occasione per inserire nell’atto l’impegno dei valsesiani a rispettare i diritti dei Biandrate sugli affitti “Fictis et Redditibus” e sugli alpeggi “Alpibus”.
1270/1275 DC nuova sollevazione Valsesiana contro Novara e i Biandrate
1275 DC Trattato di Gozzano Nascita della “Comunitatis Valis Sicida” creazione dello stemma, inizialmente si pensa un Grifone in tema con la falconeria Valsesiana, uno dei più importanti paragrafi degli statuti qui trattati). La Valsesia si costituì in Comunità generale, divisa nelle due Corti di Alta Valle con capitale Varallo e Bassa Valle con capitale Valduggia ) e in Comuni ( Vicinanza ) retti da un Consiglio ( Credenza ) e dai Consoli; questi ultimi con i Credenzieri costituivano i due Consigli generali presieduti dal Podestà. La Valsesia ebbe la sua Milizia e i suoi Statuti.
1300 DC (circa) apparizione dei primi stanziamenti Walser. Con il termine Walser, contrazione della parola tedesca Walliser, s’indicano i Vallesani che abbandonarono la loro patria, il Vallese, e crearono nuovi insediamenti in un’area che si estende dalla Savoia al Vorarlberg austriaco. Le cause di questa migrazione vanno cercate in ambito economico e demografico: ristrettezze economiche ed eccessiva popolazione, ma anche nella volontà da parte dei Signori feudali Vallesani di favorire un’emigrazione per far fruttare e valorizzare i propri terreni di là dalle Alpi. I documenti indicano che i Walser della Valle del Lys sono stati inviati dal vescovo di Sion, Landrich Von Mont, proprietario della valle da Issime al ghiacciaio del Monte Rosa; da Zermatt essi giunsero dall’inizio del XII secolo, insediandosi in quasi tutta la Valle del Lys e nell’alta Val d’Ayas. Ma volontà da parte dei Vallesani di sfuggire allo sfruttamento cui erano sottoposti fece sì che molti di loro si spostassero in Valsesia.La colonizzazione Walser fu senz’altro pacifica: i Valsesiani avevano poco da perdere nel concedere terre da loro non sfruttate. Nelle nuove terre, i Walser si sentirono svincolati dai vecchi legami feudali, che li vedevano asserviti alla gleba del paese d’origine e presero coscienza d’essere liberi di decidere e padroni di programmare l’utilizzo del loro territorio. La loro occupazione avvenne alla chetichella, per il fatto che essi continuarono per un certo periodo ad approvvigionarsi dei beni di prima necessità presso la terra di origine, mediante una rete di fitti collegamenti. Solo in seguito, i Walser cominciarono ad intraprendere relazioni commerciali a livello locale e ad approvvigionarsi al mercato di Varallo, rompendo ogni legame con la terra natia.
1304 DC arrivo in Valsesia di Fra Dolcino e gli apostolici di Gherardo Segarelli, Fra Dolcino al mondo Davide da Prato di PratoSesia inseguito dall’accusa di eresia, c’è chi indica più di 4000 persone, ma è molto improbabile, e più reale che ad un numero meno elevato di apostolici (500/1000) si siano poi aggiunte genti del Vercellese e Novarese ansiosi di svincolarsi dai legami feudali come già le genti Walser della vallata vicino stavano facendo .
1305 DC I^ crociata pontificia in terra Valsesiana, i Valsesiani si vedo esautorati nel loro territorio e si schierano con Fra Dolcino e gli Apostolici e le genti al suo seguito ( in seguito saranno chiamati Dolciniani ) questo unirsi di forze fa sì che il numero esiguo iniziale diventi poi elevato e che porti disgrazia alla 1^ crociata.
1306 DC II^ crociata pontificia, Fra Dolcino e con gli apostolici e una parte delle milizie Valsesiane si spostano sul monte Rubello (confine con il Biellese ) da dove i crociati tentano di entrare vista l’impossibilità di risalire la Valle.
1307 DC
“Il 23 marzo i Crociati, in rilevante superiorità numerica, sferrarono l’attacco finale alle postazioni Dolciniane. Dopo un’intera giornata di combattimenti accaniti e cruenti riuscirono a piegarne la resistenza. e in un ultimo terrificante attacco i Dolciniani vengono massacrati, pochi sfuggiranno alla morte ,Fra Dolcino, Margherita e Longino Cattaneo furono catturati vivi unitamente ad altri 150 prigionieri. Margherita fu bruciata per prima sulle rive del Cervo alla presenza di Fra Dolcino. Fra Dolcino e Longino Cattaneo furono sottoposti a terribili torture. Furono ad essi strappate le carni con ferri arroventati, prima di essere a loro volta bruciati vivi sul rogo a Vercelli. La Valsesia è messa a ferro e fuoco dalle truppe pontificie salite da Novara e Vercelli e si fa strage della popolazione rea aver appoggiato l’eretico.”
Questo ci riporta la tradizione, ma ai giorni nostri sappiamo che il 90% del riportato e frutto di fantasie scaturite 220 anni dopo durante l’inquisizione “postuma” degli Spagnoli. Quindi la verità e ben lungi dall’essere provata visto che solo 6 anni dopo i Biandrate devo arrendersi alla testardaggine Valsesiana. In realtà, la morte di Margherita viene sfatata 12 anni dopo dallo stesso fratello al tribunale di Trento dove viene convocato come testimone,* degli stessi roghi di Fra Dolcino e di Longino non se ne hanno prove nemmeno nelle scritture del Vescovo di Vercelli ( che ne aveva ben donde visto che lui aveva proclamato la crociata )* di seguito ha inizio l’evangelizzazione forzosa della valle, dove tutti i posti di culto “pagani” verranno nei 3 secoli seguenti distrutti metodicamente e sopra ad essi costruite delle chiese. Gli Apostolici nel frattempo si uniscono alla chiesa Valdese , mentre coloro che non si disconoscono continueranno ad essere inseguiti dall’inquisizione per quasi un secolo.
*(Fra Dolcino e San Dolcito: l’enigma dell’eretico ed il mistero delle reliquie Roberto Gremmo Storia ribelle, 2007)
1312 DC Guglielmo di Biandrate rimette al Vicario imperiale Filippo di Savoia, principe d’Acaia, i diritti che ancora poteva solo nominativamente vantare in Valsesia. Si conclude così con la vittoria del popolo Valsesiano lo scontro con i Conti di Biandrate, durata tre secoli. La valle torna nominalmente sotto la diretta dipendenza dell’impero e si autoamministra con statuti propri, approvati dal Vicario imperiale.1395/1447 la Valsesia sotto i Visconti
1395. nasce il Ducato di Milano ; Gian Galeazzo Visconti, signore della città dal 1378, ottiene per diploma imperiale di Venceslao di Lussemburgo, sovrano del Sacro Romano Impero (1378-1400), il titolo di duca di Milano, città che divenne capitale dello Stato. Il ducato, le cui frontiere mutarono nel tempo includendo anche Parma fino a che essa non ebbe un proprio stato (nel XVI secolo), comprendeva principalmente la Lombardia e faceva parte dell’Impero, ma era de facto indipendente. Il suddetto diploma imperiale elencava i territori appartenenti al nuovo stato; i più significativi erano: Alessandria, Asti, Bassano, Belluno, Bergamo, Bormio, Brescia, Carrara, Cremona, Como, Feltre, Lodi, Novara, Parma, Piacenza, Pontremoli, Reggio, Sarzana, Tortona, Trento, Vercelli, Verona, Vicenza, tra queste anche la Valsesia , che mantiene inalterati i privilegi e gli statuti del 1275. La Valsesia è quindi parte del Ducato di Milano e ne seguirà la sorte fino al 1797.
1402. Gian Galeazzo Visconti cede al nobile Novarese Francesco Barbavara i territori già appartenuti ai Briandate, conferendogli il titolo di Conte di Pietre Gemelle (ovvero il territorio di Riva Valdobbia e Alagna ) La valsesia e nuovamente infeudata. Entrando cosi a far parte del Ducato di Milano I valsesiani si ritrovano in seguito coinvolti negli scontri per la successione di Gian Galeazzo.
1413. I valsesiani si dichiarano di nuovo liberi. Durante il governo di Filippo Maria Visconti, la valle cacciò i feudatari Barbavara, ritornando alla diretta dominazione del duca di Milano.
1415. I Valsesiani redigono atto di dedizione al nuovo duca Filippo Maria Visconti, in cambio delle garanzie contenute in ventidue paragrafi dell’accordo, che costituirà la “Carta dei Privilegi”, sempre rivendicati fino al 1770. Creazione presunta della Bandiera ( che ricorda nei colori e nella grafica di sfondo molte altre dell’area viscontea dell’epoca ).
1426-1427. Filippo Maria cede ad Amedeo VIII, il primo duca di Savoia, paesi in riva destra del Sesia. La Valsesia diventa territorio di confine tra due forti ducati destinati ad essere di solito rivali.
1447. la famiglia Visconti si estingue e il Ducato e quindi la Valsesia passa sotto la protezione degli Sforza
1454. pace di Lodi Passata sotto il dominio della famiglia Sforza, il ducato di Milano comprendeva: l’attuale Lombardia (senza Bergamo, Brescia e Mantova), la sponda occidentale del Lago Maggiore, la Valsesia, il Novarese, Vigevano, l’Oltrepò pavese, l’Alessandrino, Piacenza, Parma e Bobbio, la Valdossola e il Ticino.
1491. Posa della prima pietra del Sacro Monte di Varallo. Il grandioso progetto del monaco Bernardino Caimi prende fondamento. Continua la distruzione metodica dei luoghi di culto non prettamente “ pontifici “ e la loro sostituzione con luoghi di culto del clero cattolico
1499. Luigi XII, re di Francia, s’impossessa del Ducato di Milano e conferma i privilegi ai Valsesiani.
1515. Durante le alterne vicende di questi anni, scoppiano lotte partitiche anche in Valsesia, tra questi spiccano Giacomo Preti detto Giàcumacc di Boccioleto ed in Alberto Giordano di Fobello
1520. incoronazione ad Aquisgrana di Carlo V
1520. Opicino Caccia, investito del feudo di Valsesia da Francesco I in spregio alle riconosciute franchigie, mentre si reca a prendere possesso della valle, è gettato nel fiume presso il ponte di S. Quirico, dal Giordano, sceso ad incontrarlo alla testa dei valsesiani.
1523. I Valsesiani riconoscono la sovranità di Francesco II Sforza ed ottengono riaffermati ed estesi i loro privilegi.1527. Gli spagnoli, introdotti da Alberto Giordano, entrano in Valsesia e pongono presidi in Val Mastallone.
1531. la presidenza del Consiglio Generale della valle fu tolta al Podestà e venne da allora affidata ad un Sindaco Generale con il fine di rimediare al malcontento dei centri minori
1535. Muore Francesco II Sforza senza lasciare eredi. Il ducato è annesso al regno di Carlo V di Spagna . gli statuti Valsesiani non vengono toccati . La Valsesia diventa campo di battaglia nella guerra tra Francesi e Spagnoli.
1559 DC Viene fondato da don Giuseppe Maio, uno dei curati della parrocchia di Varallo, l’ospedale Santissima Trinità a Varallo, Questo fu il secondo, in europa, dopo Ospedale Maggiore di Milano dove il malato era isolato, curato e, se fortunato, ne usciva guarito. già dagli inizi l’ospedale fu in grado di rispondere a criteri clinici e di larga accessibilità sociale, la struttura prevedeva stanze singole per i ricoverati, dotate di locali igienici e di ricambio di acqua,e di personale qualificato. ( verrà soppresso dagli italiani nel 1990 e svuotato di tutto )