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ed alla fine arrivò la tanto sospirata guerra civile; Con il voto sull’onorevole cosentino si spacca la Lega tra maroniani e Cerchio magico, se mi consentite tra chi non riconosce la proprietà di Berlusconi e chi la riconosce. La storia non inizia due giorni prima del del voto sul Parlamentare napoletano, ma molti molti anni prima: Maroni e Bossi si conoscono nel lontano 1979 e con l’allora presidente dell’Unione Valdotaine Bruno Salvadori, fondano la Lega lombarda che nel 1989 insieme alla Liga veneta e alla Lega Piemont diventerà la Lega Nord, tra i fondatori ci sono proprio i due protagonisti della nostra storia. Bossi è da sempre il leader massimo del partito, il padre padrone, mentre Maroni ne fu sempre il fedele scudiero fino al 2004, prima ci fu un solo caso di rottura con il congresso del 1995 dove Maroni si candidò segretario politico della Lega in contrapposizione al Senatur. Proprio nel 2004 vi fu il grave incidente che minò la salute dell’Umberto, che in una notte fu colpito da un ictus, girano molte leggende su quell’episodio ma nessuna mai veramente provata, la Lega da allora non fu più la stessa o forse svelò il suo vero volto. Durante la lunga degenza di Bossi in ospedale nacque il cerchio magico ovvero la corrente leghista più vicina al capo militanti oltre alla moglie Manuela Marrone anche Reguzzoni (oggi capogruppo alla camera), Rosy Mauro (vice presidente del Senato) detta la badante e Roberto Cota (presidente della regione Piemonte) ma spesso non accreditato, naturalmente sono vicini anche i figli. Dal canto suo Maroni crea una linea interna meno bigotta e più di governo con esponenti di spicco come Giorgetti (presidente commissione parlamentare sul bilancio) e Flavio Tosi (Sindaco di Verona). La situazione regge in un regime di Guerra fredda fino ai giorni nostri, dove la Lega perde le elezioni del 2006 con la coalizione del centro destra ma stravincerò sia le regionali ( con due governatori in Piemonte e Veneto ed in maggioranza in Lombardia) e le elezioni del 2008 sostenendo Berlusconi. Già proprio Sua emittenza altro protagonista della nostra storia, in quanto una leggenda (sempre più veritiera) narra che nel 2000 Berlusconi pagò i debiti della Lega e di Bossi per circa 70 miliardi, oltre ad impossessarsi del marchio della Lega. Con la storia arriviamo ai gironi nostri, dove con la caduta del governo Berlusconi sostenuto fino alla fine dai Verdi padani la Lega decide di andare in opposizione al governo Monti più per necessità che per convinzione cercando di recuperare una verginità perduta con l’alleanza con il PDL e le scelte di governo. Il primo segno di cedimento arriva all’ultima raduno di Pontida, storica festa annuale della Lega, in mezzo alla folla campeggia uno striscione con la scritta “Maroni premier”, e per la prima volta il Capo Bossi viene fischiato ed interrotto durante il suo comizio si prosegue sulla stessa linea con la nomina di un cerchio magico alla guida della federazione Varesina dove Bossi rischiava di perdere la “casa” vedendola passare ad un maroniano, anche in questo caso l’Umberto interviene da gran capo ed impone la scelta. La base si spacca perchè ormai considera Bossi vittima della sua stessa corrente. Arriviamo fino all’ultima settimana, fino a questo punto sembra Maroni a tenere il toro per le corna, Bobo non è più ministro e può occuparsi direttamente del partito, i maroniani crescono a vista d’occhio sia in parlamento sia all’esterno, ma a volte il destino si mette di traverso, il destino ha il volto ed il nome di Nicola Cosentino onorevole del PDL accusato di collusioni con la mafia, la magistratura per lui richiede l’autorizzazione alla custodia cautelare, in regime di governo tecnico e con la ex maggioranza spaccata per l’onorevole campano sembra il canto del cigno, la Lega si riunisce nella storica sede di via Bellerio e dalle parole di Maroni decide che si voterà per l’arresto. Si sa’ il diavolo fa le pentole e non i coperchi, la sera prima del voto Bossi viene invitato a cena da Berlusconi, forse gli ricorderà della vecchia amicizia, forse gli ricorderà dei vecchi favori, forse per i più maligni Berlusconi fa valere la voce del padrone o ancora di mezzo si mette Monti forzando il PDL per disinnescare la bomba parlamentare, sta di fatto che la Lega e Bossi il mattino prima di votare lasciano libertà di coscienza, Cosentino evita la galera, Bossi si riprende la Lega e Maroni rimane con il cerino in mano e con un divieto di partecipare a comizi pubblici del partito. Ora aspettiamo con curiosità le mosse del Bobo declassato, a cui non va la mia stima perchè è stato declassato da un organo, il consiglio federale, che egli stesso riconosce e del quale ne fa parte. n tempo di crisi proviamo a divertirci con poco.
il papero blu (nello.zito@gmail.com)