Il 2 giugno, la repubblichetta fondata sul lavoro (di chi italiano non è) e schiava di Roma (come i savoia la crearono sentendosi dio), festeggia l’anniversario della sua invenzione. La parola “invenzione” ed esatto non è frutto di un errore dovuto al fatto che noi Valsesiani non si conosce bene la lingua di Dante e Leopardi, (che nemmeno loro poveretti conoscevano) essendo saputamente un popolo di montagnoli incolti, alcuni “scesi dalla montagna con la piena” come solitamente l’italiano Maurizio Costanzo detto “show” ci ricorda. Invenzione perché questa bella e celebrata repubblica che domani si appresterà a festeggiare con sano spirito patriottico, è nata come un’invenzione coatta, è stata concepita e inventata da zero, e la sua storia è stata sistemata e rimodellata ad arte per rendere una cinquantina di milioni di persone che neanche si capivano tra loro orgogliosi, di essere italiani, anche se il motivo di tanto orgoglio rimane sconosciuto. La repubblica, è nata da uno stato che nessuno voleva e che prima non era mai esistito, se non nelle menti malate di qualche intellettuale. La guerra e le vicissitudini, e soprattutto la lotta antifascista sono stati il collante per creare l’unità nazionale dell’ (pen)Isola che non c’è. Divertente il fatto che l’antifascismo imperante all’epoca sia dopo un sessantennio del tutto stato abbandonato a discapito di un molto più maccartista anticomunismo, molto più fashion dopo il monopolio culturale sinistrorso degli anni 70. D’altronde l’italiano (chiunque esso sia) è maestro indiscusso nel riscrivere e rimodellare a proprio piacimento qualsiasi tipo di storia. Figuriamoci quella di una repubblica gloriosa cha ha dato i natali a personaggi prestigiosi come Riina, Cutolo, Diabolik, gente fondamentale nell’esportare il Made in italy e fare conoscere la storia italiana. Sia allora il 2 giugno, cari italiani, un’occasione di festa per voi orgogliosi di essere italiani da 160 anni e repubblicani da 63. Il fatto che la storia mettiamo di un Popolo libero a caso come potrebbe essere quello Valsesiano sia cominciata più di 700 anni fa è solo un piccolo particolare, per voi si intende. Se qualcuno fosse indeciso se festeggiare i 734 anni di Universitas Vallis Sicidae o 63 di repubblica italiana (la definizione di Wikipedia potrebbe però essere più correttamente “repubblica derivante dalla trasformazione di un regno creato con l’espansione di un precedente regno – Regno di Sardegna – a scapito di nazioni preesistenti, a suon di conquiste militari – poche – e referendum farsa – molti”), non dovrà alcun dubbio avere, e giunto in pubbliche piazze, si prodigherà a rendere onore a una nazione che ha vinto 4 mondiali (e nessuno si degni di dire che 2 furono regalati per motivi legati al prestigio del allora capo di tutto. Silvio non era ancora nato ; che ha salvato la Chrysler con grande senso di responsabilità; che ha fatto da paciere tra USA e Russia; che ha dato un contributo fondamentale nell’elezione di un presidente finalmente un po’ abbronzato oltreoceano; nella quale i parlamentari lavorano così tanto che prendono il doppio degli stipendi dei colleghi europei. Il mio Popolo fino a che fu libero, promosse lo sviluppo economico e culturale; costruì strade, case e infrastrutture; credette nell’uguaglianza degli uomini e promosse l’integrazione; giudicò i suoi governanti e a volte li punì severamente; odiò il nepotismo e le cariche ereditarie, fino a distruggerne le strutture di oppressione, perché chi vuole prevalere il posto se lo deve guadagnare; è una stato un popolo libero dove sono nati e si sono distinti anche all’estero uomini di scienza , artisti, poeti, condottieri, scalatori,etc.. Però la mia bandiera non è il tricolore, ma un Aquila il cui motto e “SEMPER EADEM NEC MUTOR IN FIDE . La mia NAZIONE non esiste più da 200 anni perché i potenti l’hanno venduta prima ad un francese, poi ad uno stato filo francese. E mi hanno imposto di sentirmi italiano e di non parlare la mia lingua perché non è una lingua. La mia NAZIONE E’ LA VALSESIA ed esisteva quando ancora non esisteva la parola italia, ed esisterà ancora quando la parola italia sarà dimenticata . Per questo credo che domani me ne andrò in qualche alpeggio con la mia bandiera ad ascoltare il vento . Ovviamente in VALSESIA.
Marco Giabardo – portavoce M.A.V.