Erano passati già alcuni decenni che le milizie Valsesiane con a capo i nobili di Rocca, di Agnona , di Vintebbio e di Gattinara avevano combattuto a fianco dei comuni contro il Barbarossa , ma i conti di Biandrate, continuavano ad opprimere il popolo della valle, dal castello di S. Stefano sovrastante Rocca , in quei tempi era un signorotto di Vercelli che teneva il feudo per i conti di Biandrate , e vigeva secondo le usanze il “diritto della prima notte” ,non era valido tra signori della nobiltà ma questo non toccava i nobili Valsesiani in quanto non ritenuti “nobili” dal Vescovo di Vercelli, ma solo ricchi signori. Uno di questi, appartenente alla piccola Varade , doveva in quei giorni unirsi con una giovinetta di Vintebbio, salì al castello per chiedere al signorotto dei Biandrate di rinunciare al diritto , e questo lo fece sotto l’accettazione di ricchi doni da parte del nobile , ma come di consuetudine la parola di un feudatario e buona quanto il suo onore, quindi questo fece rapire la giovinetta e la trattenne nel castello. La voce del reato, non tardo a spargersi in tutta la comunità Valsesiana, e raccolti i parenti del giovane di Varade e dei parenti della sposa , non ci misero molto a formare un folto gruppo per entrare nel castello, impresa che comunque non era semplice , visto che il castello era un vero nido di rapace. Ma la troppa sicurezza del signorotto fu la sua rovina, per festeggiare il reato perpetrato fece salire da Vercelli un buon numero di musicanti e di giocolieri , e fece salire scorte di vivande , fieno e legna. Con l’aiuto della popolazione una parte di congiurati bloccò i musicanti e giocolieri a Gattinara , e ne prese il posto, un’altra parte si nascose grazie all’aiuto dei carrettieri nei trasporti di legno e fieno , e una parte salì al coperto delle ombre della sera al castello aspettando che quelli all’interno aprissero il portone . Cosi nel bel mezzo del banchetto, quando il tronfio signorotto chiamò all’interno giocolieri e musicanti , quelli che erano nascosti nei carretti uscirono, passarono per la lama le guardie e aprirono il portone a coloro che aspettavano all’esterno, le grida misero in allarme i nobili feudatari invitati , ma non sapevano che giocolieri e musicanti stavano per iniziare un sanguinario spettacolo di cui sarebbe rimasta memoria per secoli, non ci volle molto tempo perché il silenzio regnasse sulle grida e che le fiamme cancellassero il castello , solo una donna , una discendente diretta dei Conti di Biandrate fu salvata, ma solo perché per ordine del giovane di Varade fosse consegnata ai parenti della sposa per usarne violenza, questo non avvenne per mossa della giovane sposa che implorò la pietà per la donna , in modo che lei non avesse da soffrire ciò che le era stato fatto. Così fu, la donna insieme ai veri giocolieri e musicanti fu rilasciata alle porte di Ghemme , in modo che anche il Vescovo di Novara sapesse quello che era successo. Questo e ciò che i nostri avi ci tramandano come leggenda , la verità storica e che nel 1275 a Gozzano rappresentanti Valsesiani , controfirmarono con i rappresentanti dei comuni di Novara e di Vercelli gli omonimi Statuti , che rappresentano tutt’ora a più di 700 anni una alta forma di democrazia federale, e questo grazie ad una piccola Comunità chiamata Valsesia.
Jaffa 1993